- Uscita
- 2024
- Regista
- Francesco Lettieri
- Paese
- ITA
- Durata
- 90'
Voto complessivo
I nostri voti
In breve
Snocciolo in ordine sparso qualche dato, sperando di non risultare in alcun modo salviniano: vinile dell’album d’esordio in tiratura limitata, migliaia di riproduzioni tra Spotify ed Apple Music, quasi 1600 km percorsi in macchina in meno di un anno fra le tappe di Milano e Napoli, decine di disegni cartacei e digitali imitando lo stile del suo iconico simbolo. Basterebbe questo per far capire a chi legge che era imprescindibile per me andare al cinema, pagare il biglietto, e finanziare l’ultima opera di Lettieri che vede come protagonista Liberato.
Il lungometraggio si può definire per negazione: non é un film, men che mai d’animazione, così come non può dirsi documentario. É un partenopeo fritto misto il cui risultato però è di gran lunga maggiore della mera somma delle parti. Di per sé non avrebbe molto senso una sinossi, perché del resto una vera e propria trama non c’è; e credo anche che raccontare una pellicola del genere descrivendone sinteticamente i fatti narrati, rovinerebbe metà dello spettacolo a qualunque futuro spettatore. Ma lo farò lo stesso.
Quel gran maestro (nell’arte di provare a trasformare opere di per sé mediocri in piccole perle di nicchia underground) che è Lettieri decide di esordire con le animazioni dal sapore nipponico di LRNZ aka Lorenzo Ceccotti, effettivo fenomeno del panorama fumettistico italiano, e di riproporle ad intervalli regolari durante tutta la proiezione, per raccontare i momenti più significativi della vita di Liberato, ovvero quelli che lo hanno reso l’artista che è oggi, e dei quali non ci sono altri reperti se non i racconti del cantante stesso.
Il filo rosso che lega i frammenti, ed in fondo che caratterizza l’evoluzione di Liberato stesso, è una storia d’amore, e porta il nome di Lucia. Non penso sia corretto aggiungere molto in merito, perché pur nella sua semplicità merita di essere scoperta sullo schermo, con le immagini ed i tempi scelti da LRNZ, al quale va riconosciuto di aver animato una scena iconica, una piccola perla che di per sé vale il biglietto, e non merita quindi di essere spoilerata.
Accanto all’animazione, la genesi invece di Liberato performer, ovvero la nascita e l’evoluzione di Liberato come cantante all’interno del panorama musicale partenopeo, ma subito italiano, e poi internazionale, raccontata attraverso le interviste delle figure professionali che dagli esordi hanno collaborato con lui. Se qualcuno un minimo informato su Liberato se lo stesse chiedendo, la risposta è si, oltre a raccogliere le testimonianze dei primi ed ancora presenti fedeli collaboratori, Lettieri intervista anche se stesso, ma va scagionato dal reato di mitomania: del resto fu uno dei primi ad essere contattato tramite social dal cantante perché ascoltasse il master di Nove Maggio e ne realizzasse il video musicale.
Il terzo espediente narrativo sono infine brevi vlog: frammenti dei numerosi live del cantante, teatrali siparietti in presa diretta dell’artista medesimo durante le preparazioni dei concerti, con annessi retroscena su trucco e parrucco, l’arrivo sul lungomare di Napoli con il gommone, le tre iconiche date in piazza del Plebiscito, tutto rigorosamente, e aggiungo ovviamente, senza mai rivelare l’identità di Liberato.
Verrebbe a questo punto istintivo chiedersi perché scegliere un titolo così fuorviante, se poi in calce alla pellicola nulla viene detto circa la sua vera identità. Ma non serve l’acume di chi scrive per capire che il segreto di Liberato non ha nulla a che vedere con la rivelazione dei dati anagrafici del cantante. Forse in maniera un po’ sorniona, ma sicuramente affascinante, Lettieri e Liberato vogliono affermare che non è importante chi in realtà si nasconda dietro la maschera; il segreto di Liberato non è questo. A tal proposito, e non solo, gli ultimi dieci minuti regalano ai fan due rivelazioni, entrambe estremamente significative e, per quanto romanzate, poetiche e commoventi. Vedere per credere.
Come recitava il trailer del film, ognuno ha il suo segreto: il mio era quello di avere in mente, anzi, di aver scritto un soggetto per un film su Liberato ormai 3 anni fa, quindi da molto prima di Lettieri e Liberato stesso.
Hanno rovinato tutto.
Postilla: sull’identità di Liberato se ne sono dette di ogni nel corso degli anni. Dal giovane minorenne carcerato di Nisida che tramite un progetto di recupero del penitenziario ha sfondato nella musica, a Livio Cori, passando per il poeta delle vele di Scampia Emanuele Cerullo, concludendo con il disincanto di chi ha sempre sostenuto fosse “un progetto video-musicale collettivo al quale prendono parte vari artisti fra musicisti, producer, parolieri, videomaker, cuochi, piloti, astronauti e medici, fidati, conosco gente che lavora nel settore, è così”. Andatevela a pijà ‘nder culo. Liberato è un musicista adulto, non è nessuno dei nomi fatti, e soprattutto non è un collettivo (è ovvio poi che abbia diversi collaboratori, un entourage preparato e artisticamente valido al seguito, ma come molti ormai). Sarà pure un neomelodico, un partenopeo doc, un Gennaro Nocerino, ma di sicuro non è una pornostar.