- Uscita
- 2024
- Regista
- Kelsey Mann
- Paese
- USA
- Durata
- 96
Voto complessivo
I nostri voti
In breve
Il seguito di Inside Out 1, anche detto Inside Out 2, incarna la prova definitiva del fatto che scrivere un intero film in 2 ore e una sola scena in 1 anno è il miglior modo di emulare il piccione che caca sulla scacchiera quando non sa più cosa fare.
Teniamo fede al giuramento fatto davanti la suprema entità 70mm e non vi sveleremo la trama del film, ma non perché siamo particolarmente rispettosi delle regole che ci siamo imposti, bensì perché non ve n’è bisogno: Inside out 2 è sistematicamente uguale alla sua versione del 2014.
L’ultima fatica Disney-Disneypixar-Pixar partiva dall’eredità di un primo film valido e di ottima fattura, che era riuscito a portare una ventata di novità nell’ormai arido deserto dell’animazione americana per eccellenza, costellata di Kung Fu Panda 14 e Toy Story 7. Ecco, se c’è una cosa che questo cartone animato (che termine meraviglioso) ci ha insegnato, è che non importa quanto parti avvantaggiato, con la diarrea non potrai mai finire la gara.
Innanzitutto, gli “sceneggiatori” hanno ben deciso di ignorare completamente il finale scritto dai loro predecessori che avevano posto il seme per l’amore come tematica chiave per il sequel, evidentemente questi ultimi gli stavano sulle palle. Nel secondo film amore non ce ne è, niente, nada, caput, terminato. In pratica alla fine del primo i due giovani stavano per scopare e poi agli sceneggiatori sono apparsi gli spiriti delle Karen di tutto il mondo unite e hanno scelto la propria vita alla gloria eterna.
(N.B. Scopare: dal dizionario in uso in redazione. Termine utilizzato per rappresentare con semplicità e leggerezza ogni tipo di atto legato alla passione commisurato con l’età e l’esperienza dei soggetti)
Addirittura, per evitare ogni tipo di strano pensiero, hanno deciso di mandare la povera Riley in un campo estivo al femminile; in due ore di film l’unico maschio visto è il padre e ci sentiamo comunque di escluderlo dal conteggio dei possibili pretendenti della protagonista. Lo spettatore, accorto e di buona fede, sa che prima o poi dovrà subentrare quanto visto al termine del prequel e inizia a covare il dubbio che Disney possa aver finalmente deciso di togliere il freno a mano e regalarci una protagonista omosessuale (qualcuno ha effettivamente mai visto Strange World?); salvo poi ritrovarsi a porre l’ennesima tacca delle occasioni sprecate dal colosso statunitense.
La grande novità di Inside Out 2 non poteva non essere le nuove emozioni, prima tra tutte Ansia, grande protagonista designata ed interpretata, fortunatamente solo in Italia, da Pilar Fogliati, la cui voce è in grado di farmi preferire l’esperienza di prendere un FlixBus pieno di Pugliesi dritto in faccia. Simpatie per la bravissima attrice a parte, Ansia risulta essere un personaggio ben costruito e coerente come rappresentazione animata e semplificata dell’emozione di cui porta il nome. La scena che la vede protagonista nel finale è di incredibile fattura e riesce a fornire una rappresentazione visiva di un disturbo sempre più comune nelle persone nitida e chiara, semplice ma piena di complesse sfaccettature. Un momento di alta animazione, ma paragonandolo al resto viene da immaginarsi che la produzione abbia deciso di buttarci qualcosa a caso intorno giusto per riempire i 115 minuti restanti.
Un’altra nuova emozione è Imbarazzo, forse la cosa migliore di tutto il film, perfettamente ingombrante ed impacciata, un character design azzeccatissimo. Le similitudini tra Imbarazzo e Tristezza hanno offerto un eccellente punto di vista sulla natura di questi due sentimenti andando finalmente a sottolineare come le emozioni non siano in realtà dei compartimenti stagni ma sfumature che si mescolano continuamente l’una con l’altra.
Per quanto riguarda invece Noia (mi rifiuto di chiamarla Ennui) e Invidia, gli ideatori potevano pure risparmiare la carta per scrivere. Due personaggi totalmente inutili buttati là a caso solo perché trovi i loro nomi se scrivi “pubertà” su Wikipedia.
Nonostante tutto, Inside Out 2 è anche simpatico, con almeno qualche scena che è riuscita a strappare un sorriso. Si salvano gli esempi di animazione in tecnica mista di Pouchy, stuprato violentemente da Rabbia in una scena vietata ai minori, Lance Slashblade e quelle due comparsate di Nostalgia.
Giusto un’ultima critica mi sovviene: le scene post credit si mettono appunto dopo i credit, non alla fine di 20 minuti di titoli di coda, perché le persone hanno una casa e non gliene frega nulla di sapere nomi e cognomi dei responsabili dello scempio appena visto.
Non troverete qui la risposta al quesito: “Ne vale la pena?”, si gioisce insieme e si soffre insieme e visto che io mi sono accollato l’attesa, lo farete anche voi. Insomma, per concludere: capisco le esigenze economiche ma non bisogna sempre per forza fare un film, se non si ha niente da dire forse è meglio stare zitti e farsi i fatti propri.