Chi segna vince

26 Giugno 202448/1007 min
Uscita
2023
Regista
Taika Waititi
Paese
USA
Durata
97'
Voto complessivo
I nostri voti
Regia
50
Recitazione
60
Sceneggiatura
55
Fotografia
50
Effetti speciali
11 calciatori samoani!
Colonna sonora
60
Semantica
50
In breve
"Chi segna vince" è la proposta, talvolta vigliacca, che da ragazzini si lanciava per mettere fine a una partita infinita. Scoprirete che un gol può anche chiudere un film e regalare una vittoria liberatoria agli spettatori.

Sapevate che le Isole Samoa sono divise in due Stati e che uno di questi è lo stato delle Samoa Americane, il cui territorio appartiene agli USA? Chi, come me, non lo sapeva, è fortunato, perché ha trovato una magra consolazione per aver visto questo film. Per quanti già lo sapevano, beh al peggio non c’è mai fine e questo potrebbe comunque non essere il peggior film dell’anno. Pace, fratelli.

11 aprile 2001. Qualificazioni ai mondiali di calcio coreani del 2002. In Australia va in scena la sfida tra Australia e American Samoa. La gara diventa storica perché si conclude con lo scarto più ampio in termini di gol mai registrato in una partita ufficiale: 31 a 0 in favore degli australiani. Dieci anni dopo, la Federazione calcistica delle American Samoa (FFAS) è alla ricerca di un allenatore esperto che possa risollevarli dall’onta storica e coronare il sogno di qualsiasi squadra di calcio di quel quadrante del mondo: segnare un gol.

È su queste solidissime premesse da VHS sullo scaffale accanto alle tendine impolverate della sezione porno del Blockbuster di fiducia che decidi di trascorrere il pomeriggio assieme ai tuoi amichetti dopo la scuola. Peccato solo che sia il 2024, che il film lo abbiano fatto uscire al cinema a pagamento e che te lo abbiano piazzato pure su Disney + (vicino a “Povere creature”…Marketing?).

Forse il fair play finanziario dovrebbe esistere anche nel cinema…

Per un film così sconclusionato si poteva chiamare solo il regista più sconclusionato di Hollywood, Taika Waititi. Grazie Taika per avermi con quest’opera finalmente aperto gli occhi: “JoJo Rabbit” non è stata l’eccezione che conferma la regola (ossia che fai film di merda), ma solo l’ennesimo fallimento, evidentemente volevi fare un’apologia di Hitler e non ti è riuscita. Scusate lo sfogo, ma non gli ho mai perdonato la sua personale visione di Thor.

Ad aiutarlo nell’ultima impresa è Michael Fassbender (FFASsbender) che si trova in quella fase della carriera di pura coprofagia e quindi, dopo aver fatto cilecca come mercenario in “The Killer”, decide di fallire anche come allenatore di calcio, oltre che come testimonial di tinte bionde per capelli maschili.

In cosa questo film si distingue rispetto a una classica pellicola, per tornare alle care VHS, “per tutti”? Cosa racconterebbe di diverso da quelle così confortevoli storielle a tema sportivo con cui Mediaset ha aiutato i genitori a tenere buoni i ragazzini il sabato pomeriggio dopo pranzo mentre cercavano di sistemare la cassetta del wc? Del resto, i requisiti ci sono tutti: allenatore ruvido ma sotto sotto tenerone, dialoghetti motivazionali in cui il coach dice alla sega del gruppo che crede in lui e scene in slow-motion da quattro soldi in cui in realtà sono tutti fermi e si muovono solo il pallone e il protagonista.

Ebbene, a essere onesti (e anche un po’ buoni), la prima differenza è che, tutto sommato, c’è qualche siparietto che vi potrebbe far alzare il labbro senza pensare a un ictus in corso.

La seconda differenza è invece tutta in negativo. Ci si poteva accontentare di fare un film di merda? Ovviamente no: si sono forse i samoani in questione accontentati di pescare tonno, fare esercizi spirituali e realizzare collane colorate? Il progetto è più ambizioso: fare leva sugli elementi tipici e anche un po’ squallidi del “film leggero-dal-finale-allegro-intuibile-dopo-30-secondi” (così non ce rimane male manco pora nonna che lo vede) e colpire lo spettatore con una semantica di rispetto.

E così vengono perculate anche quelle due-tre buone intenzioni culturalmente moderne e interessanti per le quali forse valeva veramente la pena battersi (v. in particolare il rapporto tra allenatore e capitano della squadra). Veniamo coglionati tutti, noi che abbiamo visto il film e tutti quelli a cui avrebbe potuto anche far bene, tutto sommato.

C’è da dire che almeno questi 11 esseri senzienti per giocare a calcio li hanno trovati, mentre noi siamo sempre alla ricerca del famigerato “decimo a calcetto”. A ‘sto punto dedichiamogli un film.

Autore

Jingle Welles

Jingle Welles

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