The Holdovers

21 Giugno 202484/1005 min
Uscita
2023
Regista
Alexander Payne
Paese
USA
Durata
133 min
Voto complessivo
I nostri voti
Regia
Recitazione
Sceneggiatura
Fotografia
Colonna sonora
Semantica
In breve
Caro Alexander Payne, non posso dire con certezza che tu sia riuscito a impartire lezioni di vita, ma di sicuro sei riuscito a dare lezioni di cinema.

La sensazione che lascia “The holdovers” allo spettatore è la stessa che si prova quando si cerca di fissare negli occhi il professor Paul Hunnam, non sai mai quale devi guardare. 

Nonostante la telecamera sembri pedinare quasi sempre il povero Paul Giamatti, la targhetta del protagonista gira di continuo tra i tre attori principali, elevando la storia di ognuno di essi scena dopo scena. 

Lo stesso principio si applica anche ai singoli personaggi, tutti rinchiusi all’interno di ben delineati schemi sociali ai nastri di partenza, ma pieni di sfaccettature che aumentano in quantità e complessità man mano che si raggiunge il traguardo; per scoprirle basta solo osservare con “sguardo sbilenco”.
Caratteristica di questo film ancora più apprezzabile, visto che già sarebbe stata una vittoria non vedere un professore stronzo, un figlio di papà e una cuoca afroamericana disegnati secondo i più banali stereotipi e presi alla bisogna come le maschere del teatro greco.

 

The Holdovers parla di tutto, sembra trattare cento tematiche, buttate lì una dopo l’altra. Appena pensi di aver capito cosa il regista ti voglia dire, spunta un nuovo elemento inaspettato a cui viene dedicata la massima attenzione catalizzando tutto ciò che è intorno, salvo poi sparire, così come è venuto, in un attimo, per poi tornare centrale nella scena. E l’aspetto più stupefacente è che nulla sembra forzato, tutto si intreccia elegantemente e fluidamente; forse serve qualche minuto per rendersi conto che alla fine il tema centrale è solo uno ed era stato spoilerato nel titolo del film: è la vita, con la sua complessità, le sue ombre e le sue mille facce.
C’è forse un aspetto ancora più stupefacente: la maestria con cui lo sceneggiatore David Hemingson è riuscito ad affrontare l’argomento in modo ironico, divertente, irriverente, commovente e complesso in poco più di due ore di cut finale.

 

L’ottimo lavoro del duo Payne/Hemingson non avrebbe potuto vedere la luce senza le magistrali interpretazioni del trio formato da Giamatti, Joy Randolph e Sessa. I tre riescono a dare vita ad ogni singola caratteristica dei loro personaggi, fornendo loro una profondità fortemente realistica.
Tre personaggi così diversi tra loro, ognuno che proviene dal suo mondo e vive in esso ma che si trovano a cercare, volenti o nolenti, un punto d’incontro. Unione facilitata dalla condivisione di un comune mantra che difficilmente saprei esprimere meglio del filosofo del 21° secolo Ryan Atwood: 

 

“Sai cosa mi piace dei figli di papà? Niente”.

 

Caro Alexander Payne, non posso dire con certezza che tu sia riuscito a impartire lezioni di vita, ma di sicuro sei riuscito a dare lezioni di cinema.

Autore

Quentin Malandrino

Quentin Malandrino

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