Black Widow

19 Giugno 202451/1004 min
Uscita
2021
Regista
Cate Shortland
Paese
USA
Durata
133'
Voto complessivo
I nostri voti
Regia
Recitazione
Sceneggiatura
Fotografia
Colonna sonora
Effetti speciali
Semantica
In breve
Se questo doveva essere il film che avrebbe omaggiato la gloriosa carriera di avenger della Vedova Nera c’è il rischio che gli eredi facciano causa a qualcuno.

Come dare impulso a una nuova fase di universo cinematografico che ci ha finora regalato 23 film in 13 anni? Non così.

I Marvel Studios decidono di omaggiare Natasha Romanoff con un film stand alone, come direbbero i blog che avversiamo, che ripercorre le vicende della latitanza della vedova nera dopo gli eventi di “Civil war” e la mancata firma degli Accordi di Sokovia.

Per usare altri termini, si prende una cara avenger ormai defunta, le si scrive una storia, ambientata a cavallo di due film usciti un lustro fa, che si ricollega al passato mai raccontato della Vedova risalente a 25 anni prima e la si fa scontrare con vecchi nuovi nemici di cui nessuno si era accorto prima e che tutti hanno subito dimenticato. Il tutto durante una pandemia che ne ha rinviato e condizionato l’uscita tra cinema e tv.

Insomma, questo film s’ha da fare, un po’ come lo schianto di Steve Rogers in “Captain America – The first avenger” in mezzo ai ghiacci artici dopo aver eliminato tutti i nemici e aver assunto il pieno controllo dell’aereo con il Tesseract.

La saga del multiverso parte con un bel pollice…verso

Chiusa la necessaria parentesi di contesto nel MCU, “Black Widow” non è solo inutile, ma pure bruttino, di quel bruttino che fa scattare a Scorsese ogni volta una battutaccia sui cinecomic.

I temi del film vengono trattati con una banalità che manco in uno striscione di un derby cittadino: famiglia, tradimento, madrepatria, sorellanza, vi prego basta mi sanguinano gli occhi. Le cose non vanno meglio nemmeno sul piano dell’azione e della recitazione: le scene di azione sono ai limiti del credibile pure per un essere soprannaturale e la recitazione “russofoneggiante” è da richiamo immediato dell’ambasciatore USA a Mosca.

Aggiungete che su questa recensione pesa il fatto che chi scrive è anche abbastanza fan del Taskmaster dei fumetti/cartoni/videogiochi, qui reso tristemente un burattino ad alta efficienza totalmente privo della sua personalità di stratega, nonostante le scene di combattimento corpo a corpo siano le uniche vagamente salvabili del film.

Insomma, sembra un film creato con l’intelligenza artificiale, e per chi è stato abituato (anche) ad emozionarsi prima con i fumetti e poi con i film della Marvel, la delusione brucia ancora. 

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Martin Scherzoso e Jingle Welles

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