Lo strangolatore di Boston (2023)

3 Aprile 202455/1005 min
Uscita
2023
Regista
Matt Ruskin
Paese
USA
Durata
112'
Voto complessivo
I nostri voti
Regia
Recitazione
Sceneggiatura
Fotografia
Colonna sonora
Semantica
In breve
Le indagini sui crimini dello strangolatore di Boston guidate da un'audace giornalista. Nulla di più. Non vi aspettate un thriller, o dell'azione: siamo ai livelli di un notiziario all news che va avanti tutta la notte mentre russi sul divano.

Avete presente quando uscite dalla sala e vi affrettate a cercare informazioni sui fatti storici che hanno ispirato il film appena visto?

È quello che accade anche in questo caso, ma dovete invertire le operazioni. “Lo strangolatore di Boston” è il vostro “Siri/Google, parlami dello strangolatore di Boston”, ma per il film passate più tardi. Peccato solo che, modificando l’ordine degli addendi, il risultato cambia, eccome.

Da bravo interprete dell’economia domestica, il regista Matt Ruskin non ha paura di vestire i panni del cuoco della mensa che, giunto al venerdì, è pronto a osare con un bel piatto del giorno che riuscirà in un solo colpo a saziare tutti e a dare fondo agli avanzi della settimana. Ed ecco a voi un bel timballo, che metterà tutti d’accordo, dal vegano integralista al macellaio sanguinario: un bel letto di “Seven”, con della salsa “Zodiac” sovrastante e, a guarnizione, finissime scaglie de “Il caso Spotlight”. 

Il film che vi svolta la cena quando rientrate tardi a casa: un timballo insapore, tutto sommato commestibile, di cose viste e mescolate tutte insieme

Il timbal… ehm… il film è tutto qui: frattaglie di cose viste, apprezzate e scientificamente buttate nel mucchio.

Ne esce fuori un’opera assolutamente piatta, come i fogli del Boston Record sui quali è stato raccontato il celebre caso di cronaca in questione. Vi prego di apprezzare lo sforzo per la similitudine, ci si sarebbe potuto riferire alla piattezza della protagonista Keira Knightley… e non per le ragioni che maliziosamente immaginate.

A sorpresa, è proprio la recitazione l’elemento a tenere in piedi la baracca. Le interpretazioni danno forza e credibilità alla scelta, per certi versi innovativa, di narrare efferati eventi di cronaca nera non dalla prospettiva del brillante investigatore di turno, ma da quella di giovani giornaliste che nella Boston degli anni Sessanta sgomitano all’interno di una redazione misogina. Sì, manca solo Tom Cruise e siamo di fronte a Mission Impossible, senza contare che la questione di genere è come il voto di Alessandro Borghese, la piazzi lì perché il giudizio sul film potrebbe ribaltarsi quando meno te lo aspetti. E in questo caso funziona abbastanza.

Insomma, il ragazzo è intelligente, ma non si applica. Non vi aspettate un thriller che vi tenga incollati alla seduta, qui si sta vigili solo quando la camera è ferma sulla macchina da scrivere, per il resto siamo ai livelli di un notiziario all news che va avanti tutta la notte mentre russi sul divano. In ogni caso, se proprio volete dargli una chance, il consiglio è di farlo a stomaco vuoto.

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Jingle Welles

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