- Uscita
- 2024
- Regista
- Hayao Miyazaki
- Paese
- Giappone
- Durata
- 124 min
Voto complessivo
I nostri voti
In breve
L’ultima (forse in assoluto) fatica di Miyazaki è un tipico film per bambini, dove accadono le tipiche cose che accadono un po’ a tutti bambini, che includono: perdita della madre nei primi 5 minuti di film (Bambi, is this you?), autolesionismo nei primi 10, contrabbando di sigarette nei primi 15 e sbudellamento di animali (morti, va specificato) entro la prima ora.
Piccola precisazione necessaria: accadono a tutti i bambini cresciuti negli anni della seconda guerra mondiale. Questo ed altro succede al giovane Mahito, che si ritrova suo malgrado ad affrontare un dantesco viaggio in compagnia dei soliti stravaganti personaggi di Miyazaki (qualcuno direbbe onirici, se mai dovessimo fare un sogno del genere verremmo rinchiusi con la camicia di forza). Un’avventura così folle e potente che difficilmente si lascia abbracciare da parole scritte, perché c’è tutto: la vita e la morte, il nazismo, il lutto e la sua elaborazione, il senso personale e collettivo del male…niente di importante, insomma. Una storia in grado di fondere magistralmente le tematiche collettive con quelle più autobiografiche ed intime dell’autore stesso; qui vorremmo ringraziare gli esperti del settore, veri conoscitori di Miyazaki a differenza di noi spettatori appassionati e cialtroni. Inutile aggiungere che il tutto è stato realizzato con una tecnica artistica sublime e delicata, la scena dell’incendio dovrebbe essere punita con l’ergastolo per aver alzato troppo in alto l’asticella per le generazioni future. Ciò è rinforzato da una serie di allegorie autobiografiche che aggiungono solo spessore a una visione delle cose capace di abbracciare già così tanto di per sé. Queste allegorie, però, si rivelano solo leggendo articoli di chi Miyazaki lo capisce e lo ha studiato davvero, non come noi che ci limitiamo a prendere atto della sua immensità.
Se avete capito l’antifona, andate a vedere questo film e riflettete come l’abbiamo fatto noi, parlatene, fatevi tante domande e alcune lasciatele irrisolte, perché a volte è giusto così.
Alla sceneggiatura abbiamo dato un voto più basso perché la narrazione non procede né in modo spedito né in modo lineare, così una parte del pubblico può considerarsi avvisata.
Alla colonna sonora va il merito di aver ampliato di almeno 3-4 brani il tipico repertorio dei pianisti delle stazioni e musicisti di strada.