Io sono l’abisso

3 Febbraio 202474/1003 min
Uscita
2022
Regista
Donato Carrisi
Paese
Italia
Durata
126 min
Voto complessivo
I nostri voti
Regia
Recitazione
Sceneggiatura
Fotografia
Semantica
In breve
È veramente difficile tenere fede al mio cognome fittizio e trattare un film come questo in modo scherzoso, ma sapete come si dice: quando il gioco si fa duro... È veramente difficile fare una recensione di questo film anche perché NESSUN PERSONAGGIO ha un nome.

È veramente difficile tenere fede al mio cognome fittizio e trattare un film come questo in modo scherzoso, ma sapete come si dice: quando il gioco si fa duro…

È veramente difficile fare una recensione di questo film anche perché NESSUN PERSONAGGIO ha un nome. Se lo cercate su wikipedia i nomi dei personaggi sembrano titoli di romanzi di Stendhal (La ragazza col ciuffo viola, l’uomo che pulisce, la cacciatrice di mosche).

La trama senza spoiler è questa: c’è un serial killer con un passato orribile che in un momento di umanità salva una ragazzina con un presente orribile.

La polizia segue il caso, aiutata in segreto da “la pazza del villaggio”, anch’ella con un passato orribile. Le loro vicende si intrecciano in modi contorti, con frammenti di passato che emergono qua e là e ci aiutano a fare collegamenti col presente.

Donato Carrisi si inserisce a pieno titolo in una delle tradizioni in cui gli italiani vantano un’eccellenza centenaria: il trasformismo. Un criminologo prestato al mondo della scrittura capace di sfornare molti gialli di successo, che ha poi deciso di portare sul grande schermo gli adattamenti (questo è il terzo dopo “La ragazza nella nebbia” e “l’uomo del labirinto”) dei suoi stessi libri, E CHE LO FA PURE BENE. Insomma, un po’ la versione buona di Pier Ferdinando Casini. Antonella Clerici dovrebbe guardarsi le spalle, perché se quest’uomo decidesse di cucinare probabilmente spodesterebbe pure La Prova del Cuoco.

La cosa più incredibile di questo film è la qualità di tutto quello che vedete: attori pressoché sconosciuti che recitano da paura, una videocamera che -lode all’Altissimo- ha uno stabilizzatore, una fotografia sobria e per niente smarmellata, una sceneggiatura che sa sia stupire che turbare nel profondo. Insomma, rifacendoci proprio a Boris, un film italiano che non pare per niente italiano.

Autore

Martin Scherzoso

Martin Scherzoso

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